Che cosa accadrà dopo il coronavirus?
In questo sito si parla di privacy, da prospettive diverse, ma con la protezione dei dati delle persone come filo conduttore.
L’obiettivo fino ad ora è stato quello di informare riguardo le modalità di adempimento GDPR e dimostrare come la messa a norma possa costituire una variabile strategica, uno strumento utile a ridisegnare le responsabilità, un’occasione per rivalutare il livello di sicurezza dati raggiunto.
Negli ultimi giorni, cominciando a preparare nuovi articoli mi sono sentita in difficoltà, mi sono messa dalla parte dei lettori e ho pensato:
“Chissenefrega! A chi potrebbe interessare la privacy ora? Perchè?”
La sensazione che tutti abbiamo è che il mondo stia cambiando rapidamente, come non avremmo immaginato di vivere.
Probabilmente quando l’emergenza sanitaria sarà finita, il mondo che ritroveremo sarà diverso da quello che abbiamo lasciato prima di chiuderci in casa.
Ma diverso, come?
Sarà un mondo dove cose che davamo per scontate avranno un valore nuovo: salutarsi con una stretta di mano, uscire quando ci pare, fare una gita al mare con gli amici…
Probabilmente sarà un mondo in cui la digitalizzazione verrà percepita come diritto, sull’onda delle esperienze in cui, nella nostra vita, si è espressa come esigenza.
In questo momento sono le piattaforme e gli strumenti digitali che ci concedono qualche spicchio di normalità: con un pc e una connessione internet possiamo incontrare gli amici, fare un’ora di lezione, organizzare un meeting di lavoro, fare la spesa senza dover uscire, stupirci davanti alle immagini delle nostre città spopolate.
In Italia per molti è un esordio forzato sul web o su una parte di web fino ad ora ritenuta poco interessante, poco utilizzata.
Allora, sarà questione di deformazione professionale, ma penso che la protezione dei dati torni ad essere centrale.
Maggiore digitalizzazione significa inevitabilmente un numero crescente di dati online e la conseguente difficoltà di averne il controllo.
- In questi giorni di ‘domiciliari’ quanti di noi hanno visitato nuovi siti di informazione?
- Quanti hanno dato un acconsento rapido e un po’ scocciato all’uso dei cookie senza approfondire?
- Quanti di noi inconsapevolmente hanno autorizzato chiunque alla profilazione del proprio comportamento online per avere rapidamente in cambio le ultime notizie sul COVID-19?
Non sappiamo quanto durerà questa situazione, ma è evidente a tutti che quello che ci permette di sentirci parte delle nostre professioni, dei nostri affetti, di quello che ci ruota intorno è dato dalla possibilità di continuare a comunicare, pur nell’isolamento.
Per farlo è necessario che il mondo digitale riconosca la nostra identità e inevitabilmente raccolga le nostre informazioni.
Preoccupiamoci anche in questo momento di scegliere cosa raccontare, quali strumenti affidare e a chi. Senza dimenticare che fornire informazioni ha sempre delle conseguenze.
Studiobia è sempre presente per confrontare idee, riflessioni e proporre nuove soluzioni.
Scrivici, ogni cambiamento presenta soluzioni diverse, noi ti aiutiamo a trovare la migliore.