Grafointervista e privacy

Quando la privacy entra nella professione del grafologo.

La figura del grafologo è indispensabile nei tribunali, sempre più utilizzata nella selezione del personale, in crescita nella consulenza per l’orientamento scolastico e nel trattamento delle disgrafie.

Il grafologo viene in contatto con informazioni che lo scrivente non rilascia volontariamente, perché sono, per il professionista in grado di leggerla, implicite nella scrittura.

Parliamo di privacy nella professione di grafologo con la professoressa Daniela Mangione, PhD, docente e grafologa in Roma.

Cos’è la grafologia? Cosa si può desumere dalla scrittura?

La grafologia è una disciplina che studia il rapporto fra il segno della grafia e l’individuo.

La scrittura è un’espressione totalmente individuale, è il tracciato su carta, e adesso anche su tablet, dello stato neurologico, fisiologico e psicologico dell’individuo.

Basti pensare che le scritture, pur partendo da una base comune di insegnamento, sono, già dall’inizio del nostro percorso scolastico, tutte differenti.

Non lo sono “a caso”: lo sono secondo precisi parametri, che la disciplina ha codificato, da secoli, e in particolare negli ultimi 150 anni, e che si combinano in maniera assolutamente individuale per ogni persona.

Il supporto del grafologo in ambito lavorativo.

In Italia la grafologia si è sviluppata con ritardo rispetto ad altri Paesi europei.

Per questo in Francia, Svizzera, Regno Unito, Paesi Bassi, Stati Uniti grandi aziende si servono regolarmente del supporto del grafologo nella selezione del personale, mentre ancora questa cultura non è così consolidata in Italia.

Privacy e grafologia: che livello di attendibilità hanno le analisi grafologiche e le perizie?

L’analisi grafologica è in grado di descrivere completamente i vari aspetti della personalità, vedere punti critici e potenzialità, conoscere l’organizzazione mentale e le modalità di lavoro di un individuo.

La grafia di un individuo lo identifica.

Il gesto grafico identifica la persona: il  grafologo è chiamato, nei tribunali, a riconoscere e disconoscere l’autenticità di un testamento, di una firma, identificare l’autore di messaggi anonimi.

Come qualsiasi disciplina che implichi l’interpretazione, come la psicologia, è assolutamente essenziale il livello di preparazione del professionista.

Tanto più alta è la preparazione del grafologo, tanto migliore sarà la sua capacità di comprendere e rendere la complessità di ogni individuo e maggiore sarà la sua etica, fattore fondamentale in questo lavoro.

Talvolta, da non esperti, si minimizza la portata delle informazioni contenute nella grafia.

Poiché il segno grafico non può non essere totale espressione dell’individuo, dipendendo totalmente dalla sua organizzazione neuronale e mentale, la grafia è una sorta di encefalogramma diretto della persona.

Essendo composta di moltissimi elementi, la sua interpretazione deve essere affidata a studiosi esperti, non a chi si improvvisa, non a chi semplifica, non a chi la rende materia da talk show.

Il grafologo ottiene dati sensibili, indipendentemente da quanto gli viene dichiarato?

È chiaro che per i non esperti la scrittura di una persona non parla: la grafia parla e dice solo a chi sia grafologo, a chi sappia leggerla.

Ma che si tratti di screening aziendale, selezione del personale o di scritture per perizie giudiziarie, la raccolta di saggi grafologici custodisce un insieme di dati impliciti sull’individuo che vanno al di là di ciò che è volontariamente dichiarato.

In diversi casi è possibile capire lo stato di salute della persona che scrive: in particolare in casi estremi, come nella presenza di Morbo di Parkinson o di sindromi da alcoolismo.

Al di là dei dati dichiarati, dunque, la grafia conserva in sé una serie di dati sensibili sulla persona. 

Dunque sì, il fattore della privacy per il mestiere del grafologo è centrale.

Per consulenze, dubbi, preventivi Daniela Mangione è consulente presso

SEGNO studio grafologico

segnostudiografologico@gmail.com



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