“La Guerra dei Mondi all’epoca del GDPR”
DARK WEB
Se il World Wide Web fosse un iceberg, tutto quello che conosciamo come siti, piattaforme, blog e a cui accediamo quotidianamente per gestire l’attività in rete, potrebbe essere rappresentato dalla parte di ghiaccio emersa e visibile.
Sotto il pelo dell’acqua, non visibile, ma desumibile, almeno nei suoi contorni, troveremmo il Deep Web: si tratta di dati, siti, piattaforme, non intercettabili dai motori di ricerca e protetti da firewall, appartenenti a grandi aziende e governi.
Il Dark Web, seguendo i contorni dell’icerberg, è quella parte di sistemi di comunicazione online che si trova nelle profondità insondabili, non misurabile, non controllabile, di cui oggi non è possibile nemmeno ipotizzare le proporzioni.
Il Dark Web viene eseguito su reti di server privati, consentendo la comunicazione solo tramite modalità specifiche e potendo perciò garantire l’anonimato e rendendo praticamente impossibili indagini che possano seguire la traccia informatica per arrivare alla fonte di qualsiasi evento che si svolga online.
Sul Dark Web, oltre a svilupparsi ogni attività illegale in rete, si può trovare qualsiasi cosa: droga, armi, animali selvatici, sicari, applicazioni illegali, organizzatori di rapimenti, traffico di sesso, pedofilia.
IL BUCO NERO DEI DATI
Tutto è avvenuto rapidamente e senza rumore: il Dark Web, come un buco nero, ha fagocitato tutto quello che apparteneva al web visibile.
Siti, piattaforme, dati… tutto quello che si muove online è passato dalle strutture chiare e tracciabili a quelle Dark, prima lentamente, poi a velocità crescente in modo esponenziale.
I primi a capire che qualcosa non andava sono stati gli studenti del Massachusetts Institute of Technology che per primi hanno rilevato il passaggio su server e reti nascoste della piattaforma dedicata agli studenti.
Purtroppo i tempi di reazione si sono rivelati inadeguati: il controllo legale delle piattaforme prevede procedure, verifiche di credenziali di accesso, validazioni.
Gli interventi illegali sono invece molto più rapidi perché vincolati solo dalla rapidità di un clic: c’è voluto più tempo per capire che perché il passaggio di tutto il www si perfezionasse sul Dark.
Ora tutte le piattaforme sono disponibili, i dati non sono stati manomessi o cancellati, le credenziali di accesso sono ancora efficaci, ma un’entità sconosciuta ha il controllo su tutto, a livello mondiale: banche, e-commerce, istituti di ricerca, informazioni sanitarie, flussi finanziari.
Tutto sotto il controllo di qualcuno che, per ora, si limita ad osservare, ma che potrebbe decidere di operare come vuole, provocando una deflagrazione silenziosa, come di un’atomica planetaria.
In queste fasi le sole attività protette sono quelle materiali, cartacee, tangibili.
Ma è impensabile un futuro senza www.